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Il futuro delle assicurazioni per le PMI dopo la pandemia

I due anni di pandemia hanno portato le PMI ad una maggiore consapevolezza dei rischi e alla richiesta di un modello di protezione basato su coperture mirate e servizi di consulenza a 360° legati all’attività di impresa, che risulta ancor più evidente nell’attuale complesso scenario geo-politico internazionale. È cambiata anche la percezione dei rischi tra le PMI italiane, che mettono ai primi cinque posti cyber risk, rischio pandemico, rischio sistemico, rischio climatico e rischio catastrofale. Sono alcune delle evidenze emerse da un recente studio condotto da Deloitte su 5.300 aziende in 14 Paesi. 

Quali sono le polizze più diffuse e quanto spendono le PMI 

Nel contesto attuale le PMI sembrano avere un buon livello di copertura. Quelle italiane senza alcun tipo di assicurazione sono solo il 4% (la media europea è del 2%), anche se resta sotto la media internazionale la spesa annua dedicata a questo comparto, che in Italia si ferma a 14.000 € (a fronte di una media di 22.600 €). In termini di tipologie di coperture assicurative, le più diffuse nel nostro Paese sono: 

  1. Protezione flotta aziendale: 48% vs 34% media del campione. Si tratta del dato più alto registrato insieme a quello della Francia (40%).  
  2. Property: 37% vs 46% media del campione (l’incidenza più alta si registra nei paesi anglosassoni, in particolare oltre il 55% per Australia, US, UK)
  3. Responsabilità Civile verso dipendenti, fornitori, clienti: 29% (in linea con media campione: 31%)
  4. Cyber Risk: 25% (in linea con media campione: 26%)
  5. Business interruption: 21% vs 35% media del campione (l’incidenza più alta si registra nei paesi anglosassoni, in particolare oltre il 40% per Australia, Irlanda e US)
  6. Protezione key-man: 18% vs 27% media del campione (oltre il 30% si registra in Cina, Giappone e Irlanda)

Motivazioni all’acquisto di polizze e coperture più richieste

Le difficoltà degli ultimi anni hanno sensibilizzato le aziende italiane, che propendono in misura maggiore (33%) rispetto al passato a spendere di più per l’acquisto di coperture assicurative. Le motivazioni principali, secondo lo studio di Deloitte, sono: 

  • Una maggior consapevolezza dei rischi per la propria attività di impresa (48% vs 39% media del campione)
  • La volontà di evitare ulteriori impatti futuri negativi sull’attività di impresa - es. perdita ricavi, perdita di opportunità commerciali (42% vs 50% media del campione)
  • Una maggiore vulnerabilità finanziaria (40% vs 46% media del campione)

Nell’ottica di acquisto futuro di diverse tipologie di coperture assicurative, le più richieste nel prossimo futuro saranno: 

  1. Copertura assicurativa per personale in smart-working (22% vs 20% media del campione)
  2. Business interruption (20% vs 21% media del campione)
  3. Cyber insurance (19% vs 16% media del campione)
  4. Credit risk insurance (18% vs 15% media del campione)
  5. Protezione key-man (15% vs 17% media del campione)
  6. Business property insurance (15% vs 19% media del campione)
  7. Responsabilità civile vs dipendenti, fornitori, clienti (14% vs 15% media del campione)
  8. Protezione flotta aziendale (13% vs 14% media del campione)

Aumenta la fiducia verso il settore assicurativo

Una buona notizia per il comparto assicurativo è che, secondo lo studio di Deloitte, dall’inizio della pandemia la fiducia da parte delle PMI Italiane verso il settore – già buona nel periodo pre-pandemico – è aumentata. Se già tre anni fa il 96% delle PMI (vs 91% media del campione) dichiarava di riporre fiducia verso il proprio provider assicurativo, oggi il livello di fiducia è ulteriormente aumentato per il 58% (vs 71% media del campione). A dimostrazione dell’apprezzamento nei confronti del settore, solo il 7% delle PMI Italiane ha cambiato il proprio provider assicurativo a seguito della pandemia (vs 14% della media del campione; insieme a Cina e UK il nostro Paese evidenza il più basso “churn rate”). 

Le PMI italiane riconoscono al comparto la capacità di aver saputo gestire il contesto di difficoltà garantendo:

  • Un’evoluzione dell’offerta coerente con i bisogni delle imprese nel contesto emergenziale attraverso la messa a disposizione di servizi aggiuntivi di supporto (es. consulenza finanziaria) come dichiarato dal 54% delle PMI Italiane (vs 63% media del campione)
  • Scontistiche dei premi, come evidenziato dal 50% delle PMI Italiane (in linea con media del campione: 48%)
  • Accelerazione delle tempistiche di pagamento dei sinistri, come rilevato dal 45% delle PMI Italiane (vs 55% media del campione)


I primi cinque rischi secondo le PMI 

Tra le 5 principali categorie di rischio, il cyber risk viene individuato dal 33% delle PMI italiane (vs 25% media del campione) come il primo rischio aggiuntivo da cui ritengono necessario proteggersi e non già previsto dall’attuale copertura assicurativa; sostanziale pari importanza viene attribuita al rischio pandemico (32% vs 27% media del campione). Entrambe queste tipologie assumono una percezione maggiore rispetto a rischi più “tradizionalmente” noti, quali rischio sistemico (di natura economico-finanziaria) - 18% vs 15% media del campione, rischio climatico - 17% vs 19% media del campione e rischio catastrofale - 13% vs 18% media del campione. 

L’intermediario come punto di riferimento 

Solo una PMI su quattro si affida direttamente ad una compagnia assicurativa. Molto più diffuso è il ricorso a un intermediario (72%), che risulta chiave nella scelta assicurativa e nella gestione del bisogno di protezione. Le principali motivazioni per cui le PMI italiane ricorrono ad un intermediario sono:

  • Ricercare il prodotto assicurativo più adatto in funzione dei bisogni del proprio business: 53% vs 48% media del campione
  • Ricevere una consulenza di risk management: 36% vs 37% media del campione
  • Ottenere maggiore convenienza di pricing: 31% delle PMI italiane vs 39% media del campione

Quali sono i motivi che spingono un’azienda a scegliere un determinato intermediario? In primis la fiducia verso l’operatore (45% vs 32% media del campione; il dato italiano è il più alto del campione), seguita dalla capacità di offrire un prezzo conveniente (38% vs 29% media del campione), dalla facilità di interazione (37% vs 31% media del campione), dalla reputazione (28% vs 30% media del campione) e infine dalle funzionalità del sito web/app (12% vs 22% media del campione). 
Il tasso di fidelizzazione verso l’intermediario risulta particolarmente elevato in Italia: il 63% delle PMI ha lo stesso riferimento per un tempo che va dai 4 ai 9 anni (vs 59% media del campione). 

Il ruolo del digitale 

Sebbene il processo di acquisto sia fortemente basato sul canale fisico, questo non fa venire meno la necessità di strutturare un modello digitale a supporto del processo di gestione e post-vendita della polizza. Risulta infatti chiave, per un provider assicurativo, avere un modello operativo e tecnologico che sia in grado di abilitare per il Cliente anche funzionalità e servizi dispositivi della polizza in modalità self-service.
Il tema del digitale assume dunque più connotazioni a beneficio delle PMI:

  • Informarsi per decidere a quale provider assicurativo rivolgersi (34% vs 46% media del campione)
  • Semplificare il processo di gestione della copertura assicurativa (52% vs 59% media del campione)
  • Creare un nuovo canale per la denuncia di un sinistro (46% vs 59% media del campione)
  • Semplificare il monitoraggio dello status del sinistro (61% vs 75% media del campione)